martedì 2 dicembre 2014

Realismo depressivo

Immagino che tutti sappiano cosa sia la depressione clinica, cioè quella malattia che porta una persona all'inedia, alla catatonia, alla disperazione, all'annullamento.
Pochi sapranno però che esiste una teoria chiamata Teoria del realismo depressivo, che recita che la depressione lieve o media è una condizione dell'individuo indispensabile per una lucida e oggettiva analisi della realtà. Tale teoria è stata sviluppata da Lauren Alloy1 e Lyn Yvonne Abramson2 e ricorda molto la famosa battuta "Un ottimista è solo un pessimista che ancora non ha letto il giornale del mattino". In realtà la questione è più seria perché le suddette ricercatrici e altri dietro il loro esempio hanno organizzato molti test3 che hanno mostrato come un depresso (precisamente una persona a cui è stata diagnostica la depressione da un medico) è più accurato nella valutazione di sé, degli altri e dell'ambiente del non depresso che invece è prono a considerare ingiustificatamente se stesso come causa del proprio successo e gli altri o l'ambiente come causa del proprio insuccesso. Tali test sono comunque pochi e ben lungi dall'essere definitivi. Tuttavia un test con la risonanza magnetica ha mostrato con chiarezza una differenza nell'attivazione di alcune aree frontotemporali del cervello tra depressi e non depressi, differenza che non dimostra una nesso causale, ma una neurodinamica divergente tra depressi e non depressi.

La Teoria del realismo depressivo non è assolutamente provata ed è soggetta a molte critiche. Ad esempio i test4 hanno mostrato anche altre peculiarità del depresso come una sopravvalutazione delle capacità positive degli altri o un cambiamento in positivo dell'autovalutazione a distanza di tempo, caratteristiche non spiegate nella teoria. E poi ovviamente i test coprono una frazione infinitesimale della realtà quotidiana.
In generale quindi questa teoria rimane una curiosità neuroscientifica e ad oggi la Scienza medica indica chiaramente che chiunque ha frequenti pensieri depressivi, umore basso e demotivazione debba cercare l'aiuto di un medico5.
È vero d'altra parte che si sa molto poco, ancora, di questa malattia, però la ricerca va avanti. Da decenni si sa che ci sono differenze in alcuni neurotrasmettitori tra sani e malati e alcuni farmaci antidepressivi agiscono proprio su questi (ad esempio c'è una intera classe di farmaci che fa aumentare il livello di serotonina nel cervello6). In genere psicoterapia e terapie farmacologiche hanno oggi un buon grado di successo, anche se non del 100% e soggetto a ricadute. Recentemente è stato messo a punto un test del sangue per diagnosticare la malattia7, test che può essere usato nella stessa ricerca medica perché mostra chiaramente se una farmacoterapia o una psicoterapia ha effetti sulla depressione: in effetti ad oggi la depressione (o il miglioramento e la guarigione della stessa) è diagnostica dopo una intervista fatta dal medico al paziente, che può portare a errori di valutazione anche grandi.
Oggi la depressione è una delle malattie più diffuse al mondo e passi avanti nella lotta a tale patologia sono automaticamente passi avanti nel miglioramento della condizione di vita di centinaia di milioni di persone.

2 commenti:

  1. Ciao Adriano! C'è un talk di Andrew Solomon che spiega molto bene il fenomeno su ted.com: http://www.ted.com/talks/andrew_solomon_depression_the_secret_we_share

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    1. Ciao Gwilbor, grazie per il link, estremamente interessante!

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