martedì 25 novembre 2014

La prima astronauta italiana

Il 24 Novembre 2014 Samantha Cristoforetti (che per la cronaca è di ben 6 giorni più piccola di me) ha raggiunto la Stazione Spaziale Internazionale ed è diventata la prima donna italiana ad aver messo piede (e non solo quello) nello Spazio e sulla stessa IIS1. Prima di questi due invidiabili primati aveva quello di essere stata dal Maggio 2009 la prima donna italiana ad essere scelta per il compito di astronauta2.

L'astronautica italiana vanta altri sei elementi, qui citati in ordine di primo viaggio nello spazio: Franco Malerba (1992), Maurizio Cheli e Umberto Guidoni (1996), Paolo Nespoli (2007), Roberto Vittori (2002), Luca Parmitano (2013).

La quantità di astronauti che l'Italia ha offerto è leggermente inferiore a quella di Francia (9) e Germania (11), molto superiore al Regno Unito (solo 1), per citare gli altri tre paesi più popolosi dell'Unione Europea. La quantità è inoltre molto competitiva se paragonata a quelle di paesi molto più popolosi come la Cina (10), il Brasile (1), il Giappone (9), l'India (1), il Messico (1) e il Vietnam (1).

È quindi un indice di evoluzione sociale che ci vede in una buona posizione. Tuttavia non così è se analizziamo la quantità in termini di parità uomo/donna. Sappiamo che la popolazione mondiale femminile è poco minore di quella maschile (1,01 maschi ogni femmina nel 2012) mentre in Italia la popolazione femminile è leggermente maggiore (0,93 maschi ogni femmina nel 2013). Questo significa che se applicassimo questo rapporto alla lista di astronauti italiani avremmo dovuto avere quindi 3 o 4 maschi e 4 o 3 femmine, ma così non è (è da notare che anche gli altri paesi che possiedono astronauti mostrano un rapporto maschio/femmina a sfavore delle femmine). È evidente che c'è qualche fattore che cambia questo rapporto per quanto riguarda gli astronauti. Se andiamo a cercare questo fattore troviamo delle grosse difficoltà (premesso che si escluda in partenza che questa ratio sia "un caso" e che al crescere degli astronauti i due rapporti tendano a eguagliarsi, per la Legge dei grandi numeri): sappiamo che a livello fisico non c'è alcuna differenza tra un astronauta e una astronauta, perlomeno finora non se ne è trovata alcuna: in altre parole un maschio non è più o meno adatto di una femmina a fare l'astronauta. Bisogna quindi cercare tale fattore altrove. È possibile che tale fattore sia culturale e cioè semplicemente esistono meno astronaute perché le femmine sono culturalmente condizionate in un modo che non le fa avvicinare all'astronautica. È difficilissimo dimostrare scientificamente una cosa del genere, anche se abbiamo tanti indizi che possa essere possibile. Ma se fosse così, oltre all'aspetto morale (è Giusto o Sbagliato condizionare metà popolazione affinché non si avvicini all'astronautica? La mia personale opinione è che sia sbagliato) c'è da considerare l'aspetto numerico: praticamente ci priviamo del potenziale astronautico di metà della popolazione!

Nel 2014 noi italiani abbiamo portato una cittadina di sesso femminile nello Spazio ma sulla nostra Terra ancora non sappiamo perché se il rapporto maschio/femmina nella popolazione generale è 0,93 a 1 nella popolazione di astronauti sia 6 a 1. Possiamo ignorare questo fatto, come mi pare si stia facendo (non ho letto nulla la riguardo in queste ore) o possiamo indagare attivamente il fenomeno e rimuoverne le cause, se sono culturali. A voi decidere quale sia il migliore comportamento da tenere.

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